Con il crollo del regime i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Caccamo sottolinea che "vittime di queste prime violenze furono quegli italiani che agli occhi degli Jugoslavi potevano rappresentare in futuro una minaccia per la loro nazione: notabili, maestri, farmacisti, senza curarsi del fatto che fossero stati o meno fascisti". L'italianità costituiva un ostacolo alla visione di nazione-stato Jugoslavo che Tito immaginava. Ad ogni modo non solo gli italiani furono infoibati, ma anche croati, sloveni; fu una operazione di pulizia politica e nazionale (più che etnica). Intanto sul confine le autorità tedesche occupanti costituirono la Zona d'operazioni del Litorale adriatico, deputata alle operazioni militari del Terzo Reich, che comprendeva, a partire dal settembre 1943, le Province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola e Fiume. L'ordinanza di creazione delle "zone di operazioni" doveva rimanere segreta per non interferire con le trattative per la ricostituzione di un governo fascista al nord, ma le vere intenzioni della Germania nazista si palesarono nella loro efferatezza: rappresaglie crudeli, la deportazione della quasi totalità della comunità ebraica di Trieste.
Quando poi, nel 1945, il regime nazifascista crolla definitivamente, "Tito è consapevole - spiega la prof.ssa Caccamo - che se vuole ottenere la Venezia Giulia, l'Istria e Trieste deve accelerare "la marcia" e arrivare per primo. Giunti a Trieste i Titini organizzano la resa dei conti e la tragedia delle foibe riprende. Tra le vittime anche partigiani del cnl perché comunque, in quanto italiani, considerati pericolosi per l'identità della nazione Jugoslava". E' un periodo tremendo, come in ogni guerra civile, un periodo di delazioni e di paura. Le uccisioni proseguono fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. L'Italia ratifica il trattato di pace e la fascia costiera dell’Istria passa sotto amministrazione jugoslava (zona B); Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza. Ecco perché i giovani e l'Italia oggi devono ricordare.