Nove classi, divise in due turni, per un totale di circa 190 studenti (4alss, 4aaut, 3alss, 5aene, 4dinf, 4ainf, 4blsa, 4aeta, 4blsa) hanno svolto un percorso didattico che ha portato all'esperienza concreta, e molto "forte", della visita alla casa circordariale di Cremona: si è trattato di un progetto di cittadinanza attiva ed educazione civica, promosso e organizzato dalla prof.ssa Antonella Asssandri., in collaborazione con altri docenti lettere. Obiettivo: costruire una comunità di giovani cittadini consapevoli dell’importanza della legalità e del valore della pena come percorso rieducativo.
Punto di partenza è stata la lettura del libro "Residenza provvisoria" scritto da alcuni detenuti per il progetto "Restart 3.0: percorsi per il reinserimento sociolavorativo oltre la pena" cofinanziato da Regione Lombardia e promosso dal Comune di Cremona.
Gli studenti del Torriani, sollecitati dalle storie di questo volume, hanno scritto testi di riflessione in risposta, delle vere e proprie lettere indirizzate al detenuto che più li aveva colpiti con il suo racconto. Nelle mattine del 5 e del 17 aprile, queste riflessioni sono state condivise, insieme a tante domande che i dieci detenuti presenti hanno risposto con tanta franchezza. Gli incontri sono stati introdotti dal direttore Rossella Padula e dal comandante della polizia penitenziaria che hanno illustrato la complessità del carcere tra area sanitaria gestita in collaborazione con Ats, area trattamento che sviluppa una serie di laboratori, supporto psicologico, la scuola, il centro diurno e molto altro e la sicurezza gestita dalla polizia
penitenziaria in un costante confronto e in collaborazione con le operatrici del trattamento.
Tutta la complessità degli interventi messi in campo rispondono a quanto previsto dall'articolo 27 della Costituzione. Ovviamente le criticità sono tante, prima di tutto i numeri. Come sottolineato dal personale di polizia penitenziaria, chi accede volontariamente al trattamento (partecipando ad attività di laboratorio, giocoleria, panificazione, ecc) è una esigua minoranza rispetto ai quasi 500 detenuti presenti. Per la stragrande maggioranza di essi, la detenzione non
è solo mancanza di libertà, ma solitudine e confrontarsi costantemente con il tempo che passa inesorabilmente lento tra quattro mura.
Un bellissimo fuori programma nell'incontro del 17 (un dialogo impegnato e a tratti molto spontaneo) è stata la performance musicale di un detenuto: un dono generoso agli studenti presenti. Ha rappato la sua storia, la sua vita, le sue speranze e si è messo a nudo. Alla domanda dei detenuti rivolti alle classi: "cosa pensate di noi?", due studenti hanno risposto "che siete, al di là di ogni stereotipo, delle "brave" persone che hanno sbagliato e hanno voglia di ricominciare.