Abbiate il coraggio di essere onesti. E' questo il messaggio che il dott. Tambè, dottorando presso l’Università Cattolica di Piacenza, ha lasciato alle classi 2ALSA, 2BLSA, 2CLSA sul tema della corruzione e sui costi sociali di tale fenomeno, incontro organizzato dai proff. Paola Gaudenzi e Paolo Villa.
Dopo un ampio quadro storico, Tambè ha chiarito la svolta del fenomeno corruttivo al giorno d'oggi: il ruolo centrale è nelle mani delle imprese, non più e non tanto della politica. "E poi c'è la mafia - spiega Tambè - che non opera più con le armi come negli anni Novanta e Ottanta, ma attraverso accordi corruttivi, partendo dal presupposto che tutti hanno un prezzo". La questione centrale è quella dei danni. Il costo della corruzione ha una conseguenza, sempre. Per esempio sulla qualità delle opere pubbliche (ponti che crollano, strade poco sicure).
Tambè ha sottolineato come i corrotti tendano a creare un ambiente fertile alla corruzione in cui le persone oneste rimangono isolate.
L'incontro si è concluso con una domanda rivolta agli studenti: perché si corrompe o si viene corrotti? Le risposte sono state: per egoismo, per potere, per i vantaggi. Nessuno ha citato i soldi, ed infatti questo è il nodo centrale; spesso corrompono i ricchi per un esercizio di potere, non per necessità.
Si può fare la differenza educando quotidianamente all'esercizio dell'onestà, ragionando su danni e conseguenze. Di qui l'importanza di una lezione come quella tenuta dal dott. Tambè, ex alunno Torriani che sui banchi di scuola si è innamorato del Diritto.