Progetto Esto
LA PAROLA AI RAGAZZI
Ho trovato interessante come Ernesto Rossi vedesse in una Europa unita la soluzione alla
stagione dei totalitarismi e dei conflitti che hanno lacerato il nostro continente nella prima
metà del XX secolo, e come oggi la riuscita di questo progetto di unità europea, a distanza
di anni dalla sua fondazione, porti pace e azzeri il rischio di guerre e di possibili dittature
negli stati membri. Mi è piaciuto il riferimento iniziale alla libertà, quella con la “L”
maiuscola, che è la condizione necessaria affinchè ciascun individuo possa realizzarsi
compiutamente. Interessante inoltre anche quando si afferma che la completezza del
progetto arriverà quando tutti gli stati del mondo saranno legati da un rapporto di unione e
fratellanza tra uno e l'altro. Le parole di Ernesto, il suo credo politico, straordinaria eredità
per noi, ci invitano a credere e ad adoperarci perchè questo si possa realizzare. (Luca B.)
Secondo me il film è stato interessante, mi é piaciuto il taglio documentaristico dato.
La tematica a mio parere più interessante è il legame tra l'idea politica di Ernesto Rossi e i
suoi burattini, capaci con leggerezza e ironia di portare i valori della giustizia e della
libertà di pensiero (Fagiolino docet!)
La parte del film che mi é rimasta più impressa é quella dove viene mostrato il vassoio
decorato, soprattutto i particolari attraverso i quali vengono ricordati gli altri confinati
politici di Ventotene. Ad Ernesto Rossi sicuramente non mancavano arguzia e senso della
satira! (Luca R.)
Ho trovato interessante la visione del film, poiché riguarda una tematica che non era mai
stata approfondita a fondo e che ritengo sia importante da conoscere, perché riguarda un
pezzo di storia della nostra Europa. È stato molto interessante conoscere la figura di
Ernesto Rossi, anche negli aspetti piú privati della sua vita. Mi ha coinvolto
particolarmente il racconto della sua permanenza all'interno del carcere di Ventotene, lo
scambio di idee con gli altri detenuti, lo spessore delle loro riflessioni accompagnato
dall’accettazione di quanto dovevano sopportare pur di non piegarsi al pensiero fascista.
Ho apprezzato anche il linguaggio usato, parole adatte a noi ragazzi, a un pubblico di
quinta superiore. Mi sono rivisto in quei giovani provenienti da tutta l’Europa che ogni
anno si recano sull’isola alla scoperta di questa pagina di storia che è anche la nostra.
(Sebastiano)
Il docufilm mi ha colpito molto perché ha saputo trasmettere il senso dell’ironia che
Ernesto Rossi voleva condividere col mondo, nonostante la sua vicenda umana lo avesse
messo di fronte all’esperienza del confino per non aver chinato la testa, per non essersi
piegato al fascismo. Ammiro la determinazione di persone coraggiose che si sono battute
fino in fondo per un'idea che andava contro i totalitarismi, senza avere mai dei
ripensamenti. Di sicuro grazie al loro gesto oggi abbiamo le libertà di cui godiamo e che
spesso diamo per scontate.
Vorrei che venisse diffuso a un pubblico sempre più vasto, sarebbe un’ottima idea, perché
così si conoscerebbero più ampiamente il Manifesto e i suoi redattori, che possiamo a buon
diritto annoverare tra i padri dell’Europa. (Loredana)
Nel documentario “Le parole di Ventotene” la questione storica è stata trattata con
delicatezza e in una chiave innovativa, ho trovato molto stimolante l'interpretazione del
Manifesto dagli occhi del diretto interessato Ernesto Rossi, il quale come voce narrante, ha
raccontato la vicenda attraverso l'ironia e la leggerezza dei burattini. Ho apprezzato molto
anche la corrispondenza tra libertà e natura che vediamo protagonista in molte riprese. Il
regista ha saputo trasmettere una parte di storia importante per il nostro Paese con una
visione diversa dalla storia raccontata abitualmente, avvicinandosi così alla generazione di
giovani che riusciranno a fare proprie queste idee e questi pensieri stimolanti. (Greta)
Ho trovato la visione del film molto interessante, personalmente non la reputo una
tematica semplice da trattare, e aver letto prima il Manifesto mi ha aiutata particolarmente
nella comprensione del film. Erano argomenti nuovi di cui non avevo mai sentito parlare e
partecipare a questo progetto mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze su parte della
storia che mi ha preceduto. Uno scenario che mi ha particolarmente particolarmente
colpito è stata la passione di Ernesto Rossi per il teatro dei burattini.” (Maria Vittoria)
Il film é stato per me un'opportunità per approfondire quanto già affrontato in classe, le
immagini hanno saputo dare vita alle parole, e il Manifesto di Ventotene redatto nel 1941
(sono passati ottant’anni!), mi è sembrato di straordinaria attualità. Una attualità
sottolineata anche dalla triste coincidenza della scomparsa di David Sassoli, Presidente del
Parlamento Europeo, che il Manifesto lo citava spesso, consapevole che in quelle parole,
in quelle righe, stava prendendo forma un grande progetto di libertà, di fratellanza e di
solidarietà. (Edoardo)
Riflessioni sulla mafia dalla 2AELE e dalla 5BLSA.
Ritieni sia possibile combattere le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità oppure pensi che siano realtà incontrastabili? Se sì, come?
a) Dalla 2AELE:
◇ Io penso che sia possibile combattere le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità perché io credo nel cambiamento, nel perdono e nel pentimento.
Le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità sono diffuse in tutto il mondo e ormai da tanto tempo in forme diverse e per questo sono difficili da combattere ma non sono incontrastabili.
Tante persone hanno sacrificato la loro vita per combattere e per vincere questo mostro dai mille tentacoli che nella vita di ogni giorno uccide e spaventa persone innocenti.
Noi dobbiamo imparare e prendere spunto da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Padre Pino Puglisi, grandi uomini che si sono sacrificati per il bene della collettività; dobbiamo cercare di applicare i loro insegnamenti nella vita quotidiana per non farci inghiottire nelle fauci del mostro.
Combattendo le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità si può andare contro ai propri interessi, alcune volte si può anche rischiare la vita; è molto più facile farsi i fatti propri e fregarsene di ciò che avviene intorno a noi.
La vita di chi combatte contro questo mostro è molto difficile perché sacrifica le proprie energie, le proprie idee e alcune volte anche la propria vita a favore del benessere della collettività.
Molte persone non si accorgono che le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità esistono, che sono presenti nella vita di ogni giorno e quindi vivono spensieratamente senza fare nulla per liberarsi dai tentacoli delle mafie.
Ci sono altre persone che invece hanno paura di questo mostro e quindi si tirano indietro oppure si alleano con il mostro per essere protetti.
Noi non dobbiamo aver paura ma bensì avere tanto coraggio e tanta speranza; tutti insieme, se uniti, possiamo vincere una volta per tutte le mafie e l’illegalità della vita quotidiana.
Leggendo un libro che si chiama “Per questo mi chiamo Giovanni” ho imparato che quando si parla di mafia non si parla di una cosa astratta ma bensì di una cosa reale, che vive nelle nostre vie, nelle nostre città ed è pronta ad avvolgerci con i suoi lunghi tentacoli.
Dal libro ho imparato che la mafia è una nemica da combattere subito, senza aspettare di diventare grandi.
Una frase di Giovanni Falcone che mi ha colpito molto è che la “mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”; questa battaglia non si può vincere da soli, con atti di eroismo, ma dobbiamo impiegare tutte le forze migliori delle istituzioni.
Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini.
◇ A parer mio è possibile combattere le mafie, l’illegalità e le situazioni di opacità, ma come? In Italia e nel Mondo sono anni e anni che si cerca di combattere queste organizzazioni, ma con scarsi risultati. Spesso sono protette dalle forze dell’ordine e dai politici, aiutate anche dai subenti che, per paura delle conseguenze di una denuncia, stanno zitti, non dicono niente, e fanno finta di non aver visto niente; grazie a questo le mafie sopravvivono.
Combattere la mafia è possibile, ma prima si deve lavorare sulle basi, stare tra la gente comune, i subenti, si deve in qualche modo convincerli che come stanno loro non è vita, non si sta bene chinando il capo e non dicendo niente, non si sta bene soprattutto con noi stessi, con la nostra coscienza. Un altro modo potrebbe essere una campagna di legalità tra i bambini, gli adolescenti, nelle scuole, soprattutto tra i bambini, perché se cambiano i bambini, il Mondo cambia. Dopodiché passare ai piani alti, indagare sui politici, sulle forze dell’ordine, quando i conti non tornano; con ciò non voglio dire che tutti i politici e tutte le forze dell’ordine siano corrotti.
Ma si potrebbe dire: se qualcuno parla, confessa, la mafia lo ammazza; no, ciò non accadrebbe, c’è il programma protezione testimoni, e se a essere contro la mafia non fosse una sola persona, ma un intero Paese, la mafia non potrebbe nulla. Sono argomenti troppo crudi per bambini ed adolescenti: per certi versi è vero, tuttavia influenza molto il modo con cui lo comunichi, altrimenti vogliamo aspettare che quel bambino diventi un simpatizzante mafioso? Prima facciamo capire cosa è sbagliato, prima l’illegalità si estinguerà!
Così come faceva Padre Pino Puglisi, partiva dai bambini, li invitava a giocare nel suo oratorio anziché farli stare in strada, anche con questo lui combatteva la mafia, per questo fu ucciso.
Ricordiamo inoltre i due giudici uccisi perché combattenti contro la mafia, Falcone e Borsellino.
Ribadisco il fatto che è possibile combattere le mafie partendo dalla gente comune, convincendola a stare unita contro un male comune e a pensare meno ai soldi e al benessere personale, ma a considerare cosa è davvero giusto e sbagliato, ma soprattutto a eliminare l’omertà.
◇ Innanzitutto, volevo specificare il termine “mafia”: è una parola diffusa che tutti conoscono ma ne ignorano il significato. La mafia è un’organizzazione criminale suddivisa in delle associazioni che svolgono diverse attività illegali. Secondo me, è possibile combattere le mafie (i suoi vari tipi), l’illegalità e le situazioni di opacità perchè nel corso del tempo ci sono state diverse persone che ce l’hanno fatta. Ad esempio, ricordiamo Don Pino Puglisi, Giovanni Falcone oppure persone più vicine a noi, come Giuseppe Cassata e Antonio Prattella, i quali vanno nelle scuole a “tramandare” le storie anche di personaggi ormai dimenticati. Combattere la mafia è rischioso, costringe le persone a vivere sotto scorta, anche se alcune volte non basta, come nel caso di Giovanni Falcone, e porta a non fidarci di nessuno. Ma se tutte le persone avessero pensato a questo, nessuno si sarebbe permesso di andare contro l’illegalità, ovvero contro quelle azioni che la maggior parte delle persone non considera oppure è costretta a dimenticare. La mafia è un’ingiustizia, se tutti i giovani fossero istruiti, essa perderebbero il proprio potere e territorio, in questo modo si potrebbe vivere in un ambiente più sicuro. Una delle citazioni più belle che mi ricordo è di Paolo Borsellino e dice: “chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Ho letto al riguardo diversi libri, in cui anche una persona poteva far paura a un gruppo di mafiosi, oppure un padre spiegava a suo figlio perché lo avesse chiamato Giovanni. Giovanni Falcone diceva che bisogna combattere queste attività illegali, per noi e per gli altri, sempre a testa alta e parlandone, in modo da far arrivare questo messaggio anche dove le persone meno istruite ignorano il problema. In conclusione, vorrei dire che nella vita incontriamo degli ostacoli, in questo caso la mafia, che non sempre possiamo superare da soli, ma aiutandoci a vicenda il problema diventa molto più piccolo...
b) Dalla 5BLSA:
◇ Gli episodi riguardanti l’illegalità, in particolare la Mafia e la criminalità organizzata, sono fatti che interessano da parecchi decenni il nostro paese, che purtroppo si è ritrovato a viverli in prima persona. La Mafia e l’illegalità sono due concetti che si legano fra loro, la prima è una branca della seconda, ed è la parte peggiore perché coinvolge molti civili e personalità di spicco e soprattutto dietro ad ogni attentato vi è sempre una lunga preparazione e una meticolosa organizzazione. Nel mio percorso scolastico ho partecipato a diverse iniziative, progetti, e ho svolto attività riguardanti questo “mondo” e mi hanno sempre interessato perché mettono bene in chiaro le cose e informano. Abbiamo visto molti volti noti di coloro che hanno combattuto contro la Mafia, quello che mi ha interessato di più è stato Don Pino Puglisi. Con la sua morte Don Pino lasciò un vuoto immenso nei ragazzi, infatti aveva anche una “carriera” da insegnante in numerose scuole siciliane, dove, secondo me riusciva a trasmettere lezioni di vita oltre che lezioni scolastiche: è noto che Don Pino Puglisi puntasse molto sulla gioventù e che provasse a trasmettere ai suoi studenti l’idea che la mafia non fosse la normalità, che invece fosse un grande problema che grava sulla società. Era una persona molto determinata e coraggiosa, ed è questo che fa paura alla mafia, gli uomini e le donne che hanno del potenziale per cambiare le cose, che si mettono in gioco e fanno tutto il possibile affinché ci siano dei risultati concreti. Dalla vita di Don Pino Puglisi possiamo estrapolare tutti i valori e gli attributi necessari al fronteggiamento di questo problema. La Mafia gioca con le vite e con le minacce, ma reagisce in questo modo quando ci sono persone come Don Pino, cioè quando si sente minacciata: questo ci fa capire che non è imbattibile. Altra cosa importante è trasmettere ai giovani, raccontare e parlare di questi personaggi, affinché anche noi possiamo trovare la motivazione ad agire e metterci in gioco per dare il nostro contributo. Al contrario, il silenzio e l’omertà porteranno le generazioni future ad essere estranee a questi fenomeni, e ciò è sbagliato; anche se in futuro la Mafia venisse sconfitta, non bisognerebbe semplicemente dimenticarsene, ma invece lasciare delle testimonianze, per far capire anche la grandezza dell’impresa e continuare a commemorare le persone che hanno contribuito. L’informazione, la consapevolezza e il lavoro di squadra: sono queste tre le parole dalle quali partire per affrontare questo grande problema; so che dalle parole ai fatti è un grande passo, soprattutto in questo caso, ma credo sia l’unica scelta ragionevole e pacifica che si possa attuare. Da quello che ho scritto sono quindi certo che la Mafia si possa sconfiggere, non facilmente purtroppo, ma ci si può riuscire nel tempo; anche noi giovani che ascoltiamo, elaboriamo e scriviamo, come sto facendo io, stiamo dando un piccolo contributo.
◇ Temi come la mafia, l'illegalità e l'omertà mi hanno sempre coinvolta emotivamente e spinta verso la loro conoscenza nel modo più approfondito possibile.
Oggi, prima di rispondere alla domanda personale se è possibile combattere queste forme di ingiustizia e darne una mia interpretazione, vorrei ricordare due grandi esempi di uomini con la “u” maiuscola che hanno lottato con la loro vita cercando di salvare quante più persone possibili dalle associazioni criminali.
In primis, Don Pini Puglisi: diventa parroco a Godrano, un paesino interessato da una lotta tra due famiglie mafiose, dove riesce a far riconciliare i due casati. Successivamente, nominato parroco a Brancaccio (quartiere comandato dalla Mafia dei fratelli Graviano legati ai Bagarella), inizia la sua lotta contro la mafia cercando di liberare dalla malavita i bambini che vivono in strada proponendo loro giornate all'insegna di attività e giochi e facendo capire loro che c'era una possibilità alternativa alla vita criminale perché ognuno può, e deve, essere rispettato. Don Pino Puglisi non si è mai nascosto, non ha mai chiesto protezione alle forze dell'ordine, anzi, parlava direttamente alla mafia; tant'è che nelle sue omelie si rivolgeva spesso ai mafiosi, i quali erano ben consapevoli che per loro la voce del parroco sarebbe stata un problema in quanto toglieva giovani alla criminalità organizzata e così, dopo una serie di minacce, il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno lo uccisero con più colpi alla nuca.
Ho voluto riportare in breve la storia di Don Puglisi perchè è stato fonte per molte famiglie di ispirazione per la lotta per la libertà. Ha raccolto dalla strada giovani, bambini, donne e ha mostrato loro un mondo in cui, alzando la testa davanti alle ingiustizie, si può vivere senza paura. Non ha lottato invano, la sua missione si stava già diffondendo ancor prima della sua morte e poi, dopo l'omicidio, nei giovani è scattata la voglia di portare avanti ciò che da lui era stato iniziato.
Ancora una volta, la morte non ha segnato una fine, ma un nuovo inizio.
Porto dentro al cuore anche la storia di Angelo Vassallo, un uomo dal lavoro umile, come quello di un pescatore, che gli serviva per mantenere la sua famiglia.
Il percorso di Angelo è iniziato quando, durante un’uscita con il suo peschereccio, ha visto i tanti rifiuti e le sostanze chimiche rovinare il mare e il luogo in cui è nato. Dopo questo evento ha cercato di intraprendere la sua “avventura” verso la legalità. Da quel momento provò a cambiare la situazione candidandosi come sindaco di Pollica. Venne eletto per quattro volte consecutive, lottò ogni minuto della sua vita per riportare le acque della sua città a risplendere. Un piccolo grande sogno realizzato per il suo paese è l'aver ottenuto le cinque vele di legambiente. Un segno indelebile che ha lasciato Angelo a Pollica è che tuttora i pescatori di questo comune si occupano della raccolta dei rifiuti nel mare e del loro riciclo. Qualche mese dopo la sua ultima elezione, però, venne assassinato. Mi fa sempre un certo effetto ripercorrere la vita del Sindaco Pescatore perchè ho avuto la fortuna di poter partecipare ad una conferenza del fratello Dario Vassallo, che ora si sta facendo portavoce della "missione". La cosa che maggiormente mi ha colpito di Angelo è che ha sempre lottato dando per primo lui l'esempio; non era un uomo di tante parole, ma di tanti fatti e per cambiare davvero le cose è questo quello di cui c'è bisogno.
Chiudendo voglio dire che per me sì, si può sconfiggere la mafia e l'illegalità ma bisogna stare attenti e sfatare lo stereotipo di mafia come l'organizzazione criminale siciliana; la mafia nel 2021, purtroppo, esiste ancora e, spesso, è più vicino a noi di quanto crediamo. A mio avviso il mezzo più
efficace per annientare le organizzazioni di tipo criminale è l'informazione, preziosissime sono le testimonianze di parenti o amici di persone che hanno lotatto prima di noi per non chinare il capo davanti all'ingiustizia.
"Libera", associazione che da anni lotta contro la mafia, ogni anno il 21 Marzo celebra la "Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie", da cinque anni prendo orgogliosamente a cuore questa iniziativa e, nel mio piccolo, attraverso la scuola, cerco di dare un supporto alla manifestazione facendo sentire che io ci sono. Ogni anno si sceglie una meta diversa in cui andare a far sentire la voce degli studenti, cercando così di arrivare a più persone possibili e mi piace pensare che ogni anno qualche persona, in qualche parte d'Italia, ha "preso" coraggio per alzare la testa e cambiare vita, per una vita senza paura.
Manifestazioni di questo tipo servono anche per ricordare, non bisogna lasciare vano il lavoro di chi per noi, per farci vivere in un mondo migliore, ha lottato, con la propria vita.
◇ Il termine “mafia”, ormai conosciuto al mondo in tutte le sue mille sfaccettature, sembrerebbe comparire per la prima volta in una lettera del 1861, inviata dal generale palermitano Alessandro Della Rovere al conte genovese Giovanni Thaon di Revel. Due anni dopo, grazie all’opera teatrale “I mafiusi di Vicaria”, la parola entra a far parte del linguaggio comune nel Sud Italia, mentre nel 1869 viene registrata nel vocabolario siciliano con il significato di “baldanza, braveria, spocchia”. La vera etimologia del termine rimane ancora sconosciuta; alcuni studiosi credono derivi dall'arabo “maha fat” che significa “immunità, protezione” oppure da “afiah”, cioè “forza”, altri ancora riscontrano somiglianze con parole latine o francesi. L’unica cosa a noi chiara è la sua origine, legata ad una semplice pianta di limoni. Ci troviamo nella fertile Sicilia ottocentesca ricca di agrumi, richiestissimi dalla marina inglese per combattere lo scorbuto, una malattia legata alla mancanza di vitamina C. Questa preziosa risorsa attira immediatamente una schiera di malviventi che iniziano a danneggiare le piante, costringendo i proprietari ad assumerli come guardiani e creando un bisogno di sicurezza a cui loro stessi rispondono. In seguito a questo evento, prosegue la diffusione di nuovi e numerosi gruppi familiari che si occupano di garantire la loro protezione in cambio di denaro, dando origine ai clan mafiosi più conosciuti al giorno d’oggi.
Purtroppo il fenomeno della criminalità organizzata non è più un caso isolato, limitato al Sud Italia, ma è ormai diffusissimo anche nel resto della penisola e in tutto il mondo. Io credo che queste specifiche associazioni criminali possano essere sconfitte solamente attraverso una dura lotta, sostenuta da un enorme gruppo di persone, unite ed intenzionate anche a rischiare la propria vita per tutelare le vittime della mafia. Questo cammino è sicuramente arduo e pieno di insidie ma, sommando gli aiuti che le singole persone possono fornire, sono convinta che in un futuro prossimo il problema verrà arginato, o addirittura sconfitto.
Il primo passo per combattere la criminalità organizzata consiste nell’essere a conoscenza della sua spietatezza, del suo modo di agire, dei suoi principali obiettivi. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, penso che il modo migliore per entrare nel mondo della lotta per la legalità sia informarsi leggendo libri e articoli, ascoltando testimonianze oppure guardando documentari e film. Negli ultimi due anni, grazie anche al percorso intrapreso a scuola con la professoressa di diritto, mi sono appassionata molto all’argomento e, oltre ai libri letti e alle conferenze a cui abbiamo partecipato, mi piacerebbe approfondire visitando i luoghi in cui le mafie hanno mietuto più vittime.
Il secondo step sta nel fornire sostegno alle associazioni che si occupano di contrastare la criminalità, come ad esempio "Libera", fondata nel 1995 da Don Luigi Ciotti, diffondendo il loro operato e sostenendole tramite donazioni. Inoltre trovo che dedicare un’intera giornata al ricordo di tutte le vittime della mafia (21 marzo) sia davvero importante per spingere il popolo italiano a trovare una soluzione, a denunciare, a portare allo scoperto la brutalità della criminalità organizzata e soprattutto a rendere giustizia agli innocenti.
Infine il punto focale dello scontro per la giustizia consiste nella protesta attiva, nello scendere in piazza e urlare che questa situazione è completamente sbagliata, che i soprusi non devono essere oscurati dall’omertà ma portati alla luce, esposti agli occhi di tutti. La lotta giusta deve essere come una sorta di Rivoluzione che permetta alle persone di farsi coraggio a vicenda per denunciare con un sorriso, come ci insegna Don Pino Puglisi persino in punto di morte, tutte le ingiustizie subite e smascherare la condizione di disagio e paura che purtroppo molti stanno ancora attraversando.
La 5BLSA commenta le frasi d'autore proposte...
L’uomo tende costantemente a cercare spiegazioni razionali a ciò che gli accade: alcuni si affidano alla religione, altri invece si perdono nei propri pensieri e paranoie, ma senza mai trovare di fatto una risposta che dia certezza, che spinga ad andare avanti in totale serenità.
E se fosse la vita stessa a darci risposte? Le persone si disperano senza tener conto che magari ciò che cerchiamo sta negli eventi stessi, in ciò che ci accade. Forse è questo che intendeva dire Pirandello: non dobbiamo cercare spiegazioni razionali che diano un senso alla vita, perché è essa stessa a fornircele tramite ciò che questa ha in serbo per noi. Non bisogna, pertanto, ostinarsi a capire subito, perché di ciò che ci accade ci verrà rivelato il significato in futuro, come se fosse già tutto scritto, come se ci fosse qualcuno che ci accompagna in questo sentiero lungo e spesso non facile da proseguire, come un bambino, che tenendo per mano il papà o la mamma, si lascia trasportare verso ciò che solo i suoi genitori sanno essere giusto per lui. È quindi solo smettendo di cercare un senso, e vivendo, che la vita ci fornirà le risposte di cui abbiamo bisogno.
Questa frase mi ha colpito molto, per via del contrasto tra la sua semplicità e l'immenso concetto che vuole esprimere:quello dell'amore. Inoltre sono pienamente d'accordo. Secondo me l'amore è un qualcosa di impossibile da definire in modo chiaro, ma è un qualcosa che tutti noi abbiamo ben presente. E' molto più facile spiegarlo usando un esempio concreto, proprio come viene fatto da Calvino in questa frase. Se qualcuno dovesse chiedermi "Che cos'è l'amore?" non saprei dare una definizione esatta, ma risponderei: "è quando ti guardi negli occhi dell'altra e viceversa", oppure "è quando due alberi molto vicini crescono intrecciandosi, fino al punto da essere così coesi dal risultare come una cosa sola", oppure "è quando lei mi fa una torta perchè sa che mi piace". Sono anche molto belle le parole di Calvino "modo d'essere". "Essere" è una sfera molto intima e spesso difficile da cambiare, a volte impossibile. Una delle poche forze che può cambiare davvero le persone e in meglio è proprio l'amore; forse è per questo che Calvino usa queste parole.
L'opera artistica che a mio parere rappresenta al meglio l'amore è "Il bacio" di Klimt, ove sono rappresentati i due amanti che, con questo bacio, si uniscono e si stringono l'una all'altro: l'unione è ben rappresentata dalla disposizione del colore, che sembra appunto "cingere" e "fondere" i due soggetti in un'unica figura.
Questo è l'amore: una forza non definita, che è in grado di definire.
Il concetto espresso da Seneca mi accompagna personalmente da quando sono piccolo, per questo ho scelto tale citazione. Sebbene Seneca sia vissuto circa duemila anni fa, questa frase non è solo universale, ma anche di una lungimiranza disarmante. Il filosofo vuole trasmettere speranza al proprio lettore, esprimendosi, però, in maniera estremamente sincera:
egli ammette che il timore e la resa spesso appaiono come le vie più facili da intraprendere al fine di evitare problemi, ma nonostante ciò, ci incita a percorrere la strada più ardua, quella del coraggio. Quello descritto è un meccanismo naturale senza tempo che si ripete con l’avvenire di
innumerevoli contesti e situazioni. Essendo così universale, la frase è
attuabile in ogni sfida posta dalla vita, come esortazione alla speranza e a non demordere nonostante le avversità.
Pirandello esprime in molte delle sue opere la “teoria delle maschere” in cui egli crede
fermamente, una teoria che combatte direttamente
i costumi e le apparenze della società.
Egli, infatti, afferma che ogni individuo mostra
diverse personalità, in base alla persona con cui si rapporta, le quali non sono altro che “maschere”,
cioè facciate, che ci rappresentano negli occhi degli altri e tramite le quali ci raffiguriamo nella nostra mente.
Questa concezione della realtà mostra anche la relatività di Pirandello e di molti altri autori del
tempo, che si rifiutano di descrivere la realtà come una serie di fatti oggettivi e assoluti, che
possono essere studiati razionalmente, ma sostengono che ogni individuo abbia una propria
visione del tutto, differente da quella di altri.
Questa teoria viene anche spiegata da Anselmo Paleari nel romanzo “Il fu Mattia Pascal”, tramite la cosiddetta “Filosofia del Lanternino”.
La “teoria delle maschere” si collega direttamente al concetto di “frammentazione dell’Io”, sempre
di Pirandello; gli uomini non sono persone, ma “personaggi” che recitano molti ruoli, cambiando personalità e maschera, poiché questo è l’unico modo per vivere nella società, che non è altro che un palcoscenico in cui avviene
lo spettacolo. Se un individuo prova a liberarsi da queste maschere, viene scartato e considerato superfluo o addirittura folle e viene subito rimpiazzato da un membro più "adatto".
Ne “Il fu Mattia Pascal” Pirandello mostra anche la crisi a cui va incontro colui che diviene consapevole della propria condizione e che scopre la vera natura vuota del proprio essere, completamente diversa da come si mostra e da come vuole essere giudicato dagli altri.
1. Ho scelto questa frase perchè trovo il suo significato applicabile al periodo che stiamo vivendo; secondo me è fondamentale trovare sempre un punto di collegamento con il presente, perchè il modo migliore per iniziare una riflessione è proprio partire da ciò che si prova e si vive personalmente. La frase significa “c’è una crepa in ogni cosa, da lì passa la luce”, è una visione molto positiva: la crepa, che di solito si pensa essere un qualcosa di negativo, in realtà in questo caso deve essere sfruttata per trovare la felicità e la serenità, in un momento buio e triste. Facendo un esempio concreto si potrebbe parlare della situazione che ormai da quasi un anno stiamo vivendo. Siamo stati costretti a cambiare il nostro stile di vita, e di conseguenza non abbiamo avuto più avuto la possibilità di vivere con la libertà che prima davamo per scontata. Proprio in questi momenti non bisogna buttarsi giù, ma bisogna trovare la “crepa”, cioè il “punto debole”, da sfruttare di conseguenza: stare in casa per mesi è devastante psicologicamente per molte persone, ma, personalmente, ho iniziato ad apprezzare di più lo stare in famiglia, ma anche tutte quelle cose banali a cui prima non davo importanza, questa è la crepa dalla quale passa la luce! E’ una frase interessante, alla quale si può ispirare la propria filosofia di vita; anche nelle situazioni peggiori dobbiamo cercare di adattarci e di vedere quella “crepa” dalla quale trarre emozioni e sentimenti positivi.
2. “There is a crack in everything, that's how the light gets in”. Con questa affermazione Cohen vuole dimostrare come in ogni cosa, negativa o positiva che sia, possa esserci il lume della speranza. Questa “frattura”, anche se involontaria, ci permette di vedere oltre ciò che definiamo realtà, possiamo vedere la verità celata dall’oscurità del male nascosto in ogni cosa, in ogni essere vivente. Penso però che questa crepa possa essere vista solo dalle persone che credono veramente che possa esserci speranza e felicità ovunque esse vadano. Personalmente vedo la crepa come una redenzione dai propri peccati, accettando il proprio male interiore ma al contempo rinnegandolo. Credo però che una redenzione collettiva, in cui tutti rinnegano il proprio “io maligno”, sia impossibile, nel senso che non tutti comprendono il vero male delle proprie azioni. Non avendo questa percezione, che stanno facendo del male, non potranno mai redimersi e trovare questo “squarcio” che trasuda speranza e gioia. Con questo intendo che purtroppo non abbiamo tutti lo stesso concetto di “male” o di “cattive azioni”, quindi non tutti potranno vedere le fratture che rilasciano la luce. Ovviamente non penso che Cohen abbia sbagliato nel scrivere ciò che veramente pensava, perchè lui, mentre scriveva quella frase, ha dato una possibilità a chiunque, buono o cattivo che sia.
Ungaretti secondo me in questi tre versi sintetizza l’aspirazione che l’uomo ha sempre avuto nella sua storia, quella di ambire al meglio. Per me qui Dio rappresenta l’eccellenza, in quanto storicamente Dio equivale alla perfezione. L’uomo ha sempre cercato di arrivare sempre un po’ più in alto, ha sempre cercato di superare i propri limiti per avvicinarsi sempre di più all’assenza di errore, anche se impossibile. Qui l’autore rappresenta l’umanità intera e si pone questa domanda esistenziale che tutti si fanno, ovvero chiedersi perché c’è questo bisogno di ricercare una caratteristica divina in quello che si fa, contrastando i nostri errori e quindi creando anche un conflitto, proprio perché nessun uomo arriverà mai a produrre qualcosa privo di difetto. Questo conflitto crea un paradosso insormontabile: l’umanità ricerca la perfezione, avvicinandovisi, ma non raggiungendola mai. Il distacco tra la perfezione e il lavoro svolto, che gli si avvicina ma non la raggiunge, d’altra parte è origine della motivazione di affinarsi sempre di più, in un ciclo infinito. Oltre all’eccellenza, l’uomo ha bisogno anche di affetto e protezione, che sono originati in e da Dio. In generale, questa poesia può essere adattata a tutti i bisogni e necessità dell’uomo per vivere bene. Nella cultura europea c’è l'idea che Dio sia l’origine di tutto, per cui Ungaretti si rivolge a Dio non con l’obiettivo di confrontarsi direttamente con lui, ma piuttosto per sottolineare i bisogni delle persone e le domande della vita dalle quali essi scaturiscono.
Questa è una celebre frase uscita dalla mente geniale di Pirandello, rappresentativa dell'umanità da quando essa mosse i primi passi sul pianeta, particolarmente attuale ai nostri giorni. Consuetudine è attribuire alla parola “eroe” un significato importante, perché eroe è una persona che compie o ha compiuto grandi gesta benevole e che quindi diventa importante e che verrà anche ricordata nei secoli a volte, come Galileo Galilei. Penso ahimè che il significato di questo termine sia stato un po' "travisato" perché per esempio oggi è eroe anche chi per esempio arriva a giocare a calcio a livelli alti, e, anche se a me personalmente piace molto il calcio, penso sia una cosa sbagliatissima, perché non c'è nulla di eroico in ciò, come del resto in mille altre azioni che vengono definite eroiche. Eroi per le masse possono essere anche persone che hanno trovato una cura ad una malattia, anche se non con lo scopo di salvare persone, ma per quello più futile di arricchirsi e diventare famosi. Quindi per le masse che non conoscono a fondo la persona elevata ad "eroe" e tutte le cose compiute da essa, basta un'azione che sia definita eroica per idolatrarla. In contrapposizione penso che ci siano in tutto il mondo tantissime persone meritevoli di essere accostate al termine eroe, ma che rimangono nell'anonimato perché le loro gesta non sono ritenute degne di essere definite eroiche, oppure perché non vogliono fregiarsi delle buone azioni compiute, come per esempio un chirurgo che salva vite tutti i giorni, oppure, più semplicemente, chi aiuta i bisognosi. Queste persone sono a mio parere quelle che Pirandello considera “galantuomini”, perché vivono la loro vita facendo del bene solo con lo scopo di voler fare del bene e non con altri fini, come per esempio la fama o l'interesse. Queste sono anche le persone che vanno stimate maggiormente e di cui ha bisogno l'umanità, perché è merito loro se il mondo non va a rotoli, e sono loro che sono i veri eroi, non quelli fasulli dettati semplicemente dai canoni della società, vedi i calciatori. In sintesi sono completamente d'accordo con Pirandello e con il suo pensiero, perché gli eroi vanno e vengono, per via del compimento di azioni importanti dettate dai valori della società del momento, mentre i veri eroi, i galantuomini, sono le persone normali che vivono la la loro vita in silenzio compiendo azioni lodevoli con il solo scopo della bontà verso gli altri. In conclusione penso che il termine "eroe", soprattutto oggi, sia abusato perdendo il valore che avrebbe dovuto esprimere, invece attribuito spiritualmente ai galantuomini da parte delle persone che conoscono il vero significato del termine “eroe”.
Ogni giorno ci rendiamo sempre più conto che la curva dei contagi sta di nuovo risalendo. Questo ci porta a pensare a nuove soluzioni per evitare la chiusura di esercizi pubblici, palestre, piscine, ma soprattutto la nostra scuola.
Gli ingressi suddivisi in due gruppi sono sicuramente una buona soluzione, lo sono stati anche i percorsi di entrata ed uscita con i vari colori a seconda della classe di appartenenza, ma tutto questo non basta.
Il vero problema ora sono i trasporti, le radiali che ogni mattina troviamo in stazione e che fanno da navetta verso l’ Itis, sono molto affollate, questo perché il loro percorso dura pochi minuti per cui è permesso che gli studenti salgano in massa e non in modo contingentato.
Cosa possiamo fare in concreto?
Semplice, andiamo a piedi!
I nostri autobus ci accompagnano tutti fino alla stazione e sono sempre molto controllati e poco affollati, anche perché sono stati aggiunti più mezzi, mentre per le radiali questo non è stato considerato.
Potremmo ritrovarci in piccoli gruppi per classe e incamminarci insieme. La passeggiata mattutina aiuta sicuramente noi studenti ad arrivare più svegli in classe, stimola la circolazione sanguigna.
Ossigenarsi all’ aperto aiuta il cervello a lavorare meglio durante la mattinata, non dobbiamo temere di raffreddarci perché comunque abbiamo già una “sciarpa” obbligatoria: la mascherina, che ripara le nostre vie respiratorie.
L’aria frizzante del mattino, unita al passo spedito, stimolano il nostro sistema cardio circolatorio e ci permette di arrivare in classe più attivi e più caldi (e così di sentire meno la mancanza del riscaldamento).
Camminare significa anche guardarsi attorno, vedere la natura che con il passare dei giorni cambia, il cadere delle foglie, le prime piogge, la nebbia che avvolge tutto. E’ positivo e un privilegio poter ammirare queste cose all’ alba all’ aria aperta e non dal vetro appannato di un finestrino con il compagno che ti spinge perché non c’è posto.
Andando a piedi, con il rispetto delle distanze il rischio di contagio si riduce di molto.
Per le classi che alle prime ore avrebbero motoria si potrebbe studiare un piano di riscaldamento durante il tragitto, in modo tale che i ragazzi, una volta arrivati, possano subito fare esercizio. Ad esempio una corsa leggera alternata alla marcia, entrambe fattibili con gli zaini pesanti.
Un’ altra proposta potrebbe essere quella di camminare e ripassare nella mente la lezione.
Per chi invece vuole distrarsi prima di affrontare sei ore di lezione, anche osservare la propria città che cambia non è male, ad esempio le vetrine che si riempiono di zucche e pipistrelli ad Halloween e qualche settimana dopo iniziano con le decorazioni natalizie.
Per chi ha l’occhio più attento è interessante anche entrare nella realtà della città che si sveglia. Scoprire le abitudini, ad esempio di chi accende la luce e apre le finestre sempre alla stessa ora, di chi è sempre in ritardo e corre al lavoro in fretta, di chi prepara un buon caffè che riempie la via di aroma. Anche i profumi o gli odori sono interessanti da scoprire.
I nostri nonni non andavano certo a scuola in bus, andavano tutti a piedi, quelli che potevano permettersi il lusso di studiare. Partivano presto e affrontavano tutti gli agenti atmosferici nelle varie stagioni senza lamentarsi.
Per noi nuove generazioni supersportive è ora di dimostrare che siamo in grado ogni mattino di farlo, ci si tempra!
Andare a scuola in questo modo serve anche per ritrovare la propria forma fisica, per chi è un po’ in sovrappeso sicuramente è un valido aiuto per bruciare calorie e per chi è molto pigro, per aumentare la massa muscolare.
“Mens sana in corpore sano” diceva il latino Giovenale
In effetti se vogliamo osservare i vari college sparsi in Inghilterra e in America possiamo vedere quanto l’attività fisica e sportiva sia importante e considerata come una disciplina che completa la persona. Spesso, durante la mattinata si fanno uscite per fare movimento, anche semplici passeggiate per poi ritornare allo studio che spesso ha una resa maggiore.
Anche in passato, quando si andava a scuola, si usciva in cortile per fare movimento durante gli intervalli questo per distrarre un po’ i ragazzi.
La passeggiata di solito aiuta anche a rilassarsi, magari potrebbe ridurre la tensione per una verifica o un’interrogazione e migliorare la prestazione.
Il mattino si sa ha l’oro in bocca, magari camminando, quando il cervello è libero, ossigenato e ha gli zuccheri della colazione a disposizione, qualche studente potrebbe partorire qualche idea geniale…
Ritrovandosi a piccoli gruppi legati alle varie classi è bello anche che gli studenti possano provarsi la lezione, chiarirsi i dubbi, parlare un po’ durante il tragitto, manca molto il dialogo, il confronto, raccontarsi le stupidate, fare qualche risata anche sotto la mascherina.
Non parliamo poi del risparmio, le famiglie sarebbero molto sollevate, l’abbonamento urbano infatti è costoso, ma anche i carnet con varie corse lo sono. Con l’alternanza che la nostra scuola sta facendo di una settimana in presenza e una a distanza ogni studente, andando a piedi, risparmierebbe quasi 50 euro al mese.
Vivendo nella generazione Thunberg non possiamo negare che la scelta di percorrere il percorso a piedi è molto green, sicuramente in inverno quando il livello delle polveri sottili è elevato, muoversi con le proprie gambe eviterebbe la circolazione di mezzi inquinanti.
In conclusione la bilancia pende sicuramente a favore di questa scelta.
Davide Cappelletti, Aurora Arcari, Francesco Timus, 3AMAT
Carlo Acutis: "beato" influencer di Dio.
I commenti della 2AELE.
Carlo Acutis
quindici anni
tutta la vita
davanti...
Carlo Acutis mi ha stupito perché nella generazione di oggi non c'è nessun ragazzo che pensa ad aiutare gli altri, siamo tutti un po' egoisti....penso che dobbiamo prendere esempio da 'sto ragazzo...
Di Carlo mi ha colpito ciò che ha fatto, come l'ha fatto, con passione...
Purtroppo anche un mio amico è venuto a mancare qualche anno fa; mi ricorderò sempre la positività che ci metteva, come Carlo Acutis, con il sorriso sempre spiccicato sulla faccia, nonostante sapesse che non aveva più tanto tempo...
... lasciò un segno in tutti i cuori...
Carlo non aveva paura di manifestare i suoi pensieri, ritengo perciò che sia stata una grande perdita e che sia stato giustamente appellato come "beato".
Un umile ragazzo
Dall'anima pura,
Aiutava il prossimo
Se ne prendeva cura;
Devoto al signore
Ci lasciò tutti con stupore
Da allora si prova un gran dolore.
Carlo Acutis è un ragazzo che si differenziava dagli altri, aiutava i bisognosi, era attaccato alla fede e la sua passione era l'informatica...non gli interessava se gli altri lo giudicavano noioso...insomma gli piaceva ciò che lo rendeva felice senza seguire la massa.
Io penso che Carlo Acutis sia un ottimo esempio per noi ragazzi di oggi, perché lui viveva al massimo ogni attimo della sua vita e aiutava sempre il prossimo.
Col sorriso è nato,
Col sorriso è vissuto,
Col sorriso è morto.
"Tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come delle fotocopie." Questa frase di Carlo fa pensare molto a come possiamo essere diversi, originali, ma se nella vita non riusciamo a distinguerci come ha fatto Carlo moriremo come delle fotocopie.
Dobbiamo apprezzare ogni giorno della nostra vita e quello che abbiamo, essere sempre positivi e sorridere alla vita. Come Carlo.
Carlo, eri un ragazzo pien d'amore
e nel tuo dolce sguardo
c'era un immenso splendore...
Francamente, non mi interessa più di tanto come argomento, però diciamo che essere beatificato per ciò che hai fatto in soli 15 anni di vita non è una cosa da poco...
Il Mondo
Il Mondo cambia,
è in continua espansione
Anche il credere in un qualcosa
Qualcosa che dia sicurezza
A volte basta per sentirci
Quello che vorremmo essere
Nella sua breve vita è stato una luce che ha lasciato un’enorme scia dietro di sé.
Sono andato a vedere anche la sua tomba ad Assisi.
Carlo
Prole della bontà e marito della bibbia
Ragazzo, uomo ormai santo
Sente il bene e lo distingue e lo dona.
Carlo da dorate azioni è distinto,
Il cuore e il credo e la mente
non d'istinto.
Carlo